Per ricordare l’8 marzo Festa della Donna, parliamo di Medicina di Genere. L’Italia è all’avanguardia in Europa in questo campo, infatti già dal giugno 2019 è stato adottato il Piano per l’applicazione e la diffusione della Medicina di Genere, previsto dall’articolo 3 della Legge 3/2018.
La Medicina di Genere si avvale di un nuovo punto di vista, che include tutte le specialità mediche, tenendo in considerazione le differenze associate al genere, con l’obiettivo di assicurare la migliore cura ad ogni persona, indipendentemente dal sesso, per raggiungere l’equità di accesso e la personalizzazione della terapia.
Sono previsti percorsi clinici di prevenzione, diagnosi, cura e riabilitazione per i pazienti, ma anche percorsi formativi per i medici ed adeguata informazione.
Già dal 2007 la Fondazione Onda https://ondaosservatorio.it/it/ segnala con un bollino rosa gli ospedali che dedicano una particolare attenzione alla salute femminile, con un modello organizzativo che tiene conto delle varie fasi della vita dallo sviluppo all’ età fertile e riproduzione, dalla menopausa alla senescenza.
La necessità di osservare con lo spirito della medicina di genere le potenziali differenze, si conferma anche per la malattia renale cronica, dove la prevalenza è maggiore negli uomini (7,5%) rispetto alle donne (6,5%), come riportato nello studio CARHES.
Questo approccio di genere si è rivelato determinante anche per il COVID-19. I dati rilevati indicano uno svantaggio del sesso/genere maschile che ha mostrato una maggiore severità di sintomi ed un esito più sfavorevole rispetto al sesso/genere femminile.
Quindi, nell’era della medicina personalizzata è decisamente indispensabile valutare anche le numerose differenze osservabili tra uomini e donne.
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